Pierre-Yves Vandeweerd
Pierre-Yves Vandeweerd

Si è conclusa ieri, lunedì 8 dicembre, a Milano, l’edizione 2014 del Filmmaker International Film Festival, con la cerimonia di premiazione delle opere vincitrici.
La giuria del Concorso Internazionale, composta da Massimo D’Anolfi, Martina Parenti, Filippo Mazzarella, Anna Milani, Tommaso Pincio e Giovanni Spagnoletti, ha assegnato il primo premio di 3000 euro a Les Tourmentes di Pierre-Yves Vandeweerd, “una rappresentazione potente e visionaria della condizione umana in termini di smarrimento attraverso un esemplare slittamento del suono rispetto all’immagine”, mentre il secondo premio di 1250 euro è stato conferito a Sobre la Marxa – The creator of the Jungle, diretto da Jordi Morató Pujol, “una riflessione sul senso più profondo dell’arte, dove il puro gioco diventa un’irrinunciabile esperienza di crescita e continuo confronto con l’ambiente”. Assegnata una menzione speciale a Ma’a Al-Fidda (Silvered Water, Syria Self-Portrait) di Ossama Mohammed e Wian Simav Berdirxan (Siria/Francia 2014), “per la capacità di scardinare le certezze dello spettatore attraverso un’opera di forte impatto emotivo e politico, dimostrando al contempo una profonda consapevolezza nel dare forma e senso a immagini accessibili a tutti”.

untitledwLa Giuria del Premio Giovani, i cui componenti sono stati selezionati tra i migliori studenti delle scuole di cinema e università milanesi, ha conferito il premio di 1250 euro a Lupino, di François Farellacci, “per la spontaneità con cui l’autore dà spessore ai suoi personaggi. Nonostante la delicatezza e discrezione dello sguardo, Lupino riesce a catturare l’autenticità di un ambiente particolare come quello della periferia di Bastia, lasciando emergere un’adolescenza stretta tra ingenuità e violenza”. Riguardo infine la sezione Prospettive, dedicata alle opere di esordienti e giovani cineasti italiani, i giurati Cristina Battocletti, Minnie Ferrara e Davide Giannella hanno premiato Tyndall, per la regia di Fatima Bianchi, “per la capacità di scandagliare una dimensione intima e universale rimanendo in bilico tra registri differenti”.
Una menzione speciale è andata ad Ednina di Jan Mozetic (Italia/Slovenia 2014) “per la capacità di raccontare per sottrazione le vite attraverso il collezionismo dei materiali di scarto e l’associazione di immagini sporche e di una voce poetica, priva di retorica”.

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